Sul mercato esistono diverse varietà di impianti fotovoltaici e per capire qual’è quello più vicino alle esigenze del cliente bisogna prendere in considerazione diversi fattori.
Nel dettaglio la scelta può ricadere tra:
– Stand Alone, i quali assicurano l’energia elettrica in località dove non vi è presente la rete locale, quali ad esempio le baite, ma questo tipo di impianto può essere anche scelto da chi vuole intraprendere la strada dell’autoconsumo.
L’abitazione è perciò interamente servita dall’impianto fotovoltaico e l’energia prodotta in surplus viene immagazzinata nelle batterie di accumulo fino alla completa carica per poi riutilizzarla come ad esempio nelle ore notturne.
E’ composto da un impianto FTV + inverte e batterie di accumulo.
– Grid Connected, i quali sono collegati alla rete elettrica in modo tale che nelle ore in cui l’impianto non genera energia viene prelevata ed utilizzata quella del gestore locale, mentre nel periodo in cui l’impianto produce energia in surplus ( non consumata ), la accumula e la quantifica in modo da costituire un credito per il cliente.
La vita di questo impianto è di all’incirca 30 / 35 anni.
– Storage, sono impianti ibridi che combinano le tecnologie tra gli stand alone e i grid connected.
Questa è una soluzione già adottata sul mercato globale ma poco utilizzata sul nostro paese in quanto è stata da poco regolata dall’AEEG ( Autorità per l’energia elettrica e per il gas ).
Sono impianti collegati alla rete elettrica nazionale, provvisti di un sistema di accumulo, così funzionante: l’energia prodotta dall’impianto soddisfa il fabbisogno delle utenze richieste dall’abitazione, quella non direttamente consumata viene canalizzata nelle batterie di accumulo fino al loro caricamento, ed utilizzata all’occorrenza in un secondo momento, mentre per quanto riguarda l’energia residua in avanzo viene trasferita alla rete e ottimizzata con lo scambio sul posto.
Solo nel momento in cui l’impianto non produce e le batterie sono scariche viene utilizzata la rete elettrica nazionale.